Cosa è la SEO e a chi si rivolge
Questo articolo cerca di non limitarsi a parlare agli addetti ai lavori – cioè tutti coloro che si occupano di Content SEO (ottimizzazione dei contenuti per migliorare il posizionamento sui motori di ricerca), ma vuole ampliare l’orizzonte di interesse ad altri soggetti nondimeno interessati al discorso.
Il nostro intento in questa sede non è certo quello di confermare la visione distorta di una SEO quale disciplina mistica e poco comprensibile ai non illuminati. Tutt’altro, qui vogliamo infatti raccontarvi di come, nel 2018, la SEO non è più un ambito di nicchia. O almeno, non solo. Da una parte ci sono un sacco di procedure e accorgimenti tecnici che solo gli addetti ai lavori più aggiornati possono conoscere e padroneggiare. Ma dall’altra esistono anche ambiti d’intervento, modalità operative e finalità analitiche aperte a quei soggetti che, con differenti obbiettivi, lavorano in rete e con la rete. Soggetti che operano a differenti livelli nel mondo del libero professionismo e dell’impresa. Ambiti le cui dinamiche di funzionamento sono divenute più accessibili, e i cui esiti processuali hanno importanti ricadute a differenti livelli, non solo nei processi di attribuzione di valore e riconoscibilità in rete, come il posizionamento nelle SERP (Search Engine Result Pages).
Il cuore della SEO: contenuti, interfacce, esperienza utente
La SEO nasce nel punto di intersezione fra le scienze umane – la linguistica, la semiotica, la psicologia (solo per fare qualche nome), e l’informatica. In realtà il termine informatica oggi comincia a diventare un po’ generico a livello di utilizzo nei parlanti, seppur risulti ancora largo semanticamente. Dunque è meglio parlare di world wide web (la rete internet estesa), un ambiente digitale basato sull’HTTP, ovvero il protocollo di trasferimento di ipertesti, e del relativo sviluppo della tecnologia dei motori di ricerca e del machine learning, l’apprendimento automatizzato proprio dell’intelligenza artificiale.
Questa doverosa premessa ci serve per inquadrare un terreno su cui molti professionisti, dentro e fuori al mondo digitale si vanno a confrontare. Quello dell’ottimizzazione dei contenuti – e dei criteri per organizzarli e classificarli, le tassonomie. Un ambito operativo strettamente connesso a quello delle interfacce, i contenitori interattivi di contenuto, che a volte sono modelli standardizzati, template, a volte esperienze di navigazione completamente sviluppate ad hoc. Proprio questo passaggio, dai contenuti alle interfacce, alle esperienze utente, è il cuore della SEO.
SEO, posizionamento e keyword research: le professioni sviluppate per la comunicazione in rete
Abbiamo anzitutto parlato di Content SEO, cioè della SEO che si fa sui contenuti. Testi, immagini, video, audio – tutto ciò che Umberto Eco definiva ipertesto insomma, rappresentano ‘il contenuto’. Nel caso del testo esso può rappresentare un contenuto a se stante (il testo di una pagina web o di un articolo di un blog, proprio come questo che stai leggendo), oppure essere un testo meta-descrittivo scritto in funzione, per descrivere e rendere maggiormente visibile un altro contenuto (una fotografia, un filmato, un applicativo, etc).
Della produzione di questo tipo di contenuti testuali si occupano figure nate negli ultimi decenni il cui profilo professionale va sotto nomi quali web copywriter, SEO copywriter, web writer, web content creator, web content editor e chi più ne ha più ne metta. Ma, visto che non esistono corsi di laurea specifici (e neanche un percorso propedeutico alle scuole superiori), oggi si possono trovare a fare questa professione persone con i background più disparati. Giornalisti, filosofi, traduttori, informatici, solo per fare qualche esempio. Perché la SEO sui contenuti ha sì a che fare con le parole, ma, più nello specifico, ha a che fare con quello che viene prima e quello che viene dopo le parole. In buona sostanza di mezzo c’è la semantica, ovvero lo studio di come il linguaggio attribuisce significato al mondo esterno. Già, perché se non ve ne siete ancora accorti, il linguaggio umano naturale è di per sé un insieme di singole unità senza senso che si combinano a livello di insieme per creare unità di linguaggio più ampio, anch’esse, se non riportate al livello della realtà umana, non dotate di senso autonomo. Solo quando queste parole vengono poste una a fianco all’altra, messe in bocca ai parlanti, usate in combinazioni più o meno articolate per descrivere persone e situazioni, necessità e soluzioni, diventano materia viva, materia di scambio, di comunicazione online.
Semantica e intenzioni di ricerca: a chi sono utili
Insomma, se ancora non l’avete capito la SEO riguarda un po’ tutti noi che, a differenti livelli, attraversiamo questo presente all’interno di una serie di relazioni di tipo sociale e professionale.
Aiuta chi deve scegliere un nome per un progetto, un prodotto, un marchio di prossima nascita. Oltre al naming, può essere una valida ‘cartina al tornasole’ per coadiuvare processi di branding, arricchendo le possibilità di virtualizzare alcuni scenari quando si sta andando a fare un’analisi preliminare di mercato. Per non parlare di strategia, anche se ancora poco considerata, questa ‘disciplina’ indica strade da percorrere in ambito di marketing e vendite e aiuta a pensare in modo organico e strategico.
Ma andando anche oltre possiamo dire che la SEO contribuisce all’analisi nei processi di ideazione prodotto, nel product placement e nel value proposition design.
Perché, non finiremo mai di ripeterlo, quando parliamo di SEO parliamo anche di semantica, di intenzioni di ricerca. In altre parole è il pubblico che si esprime in prima persona, ci dice qualcosa al riguardo dei suoi bisogni e delle sue aspettative, delle sue mancanze e dei suoi punti di debolezza, del suo differente livello di consapevolezza.
Ecco perché la SEO non è nient’altro che uno stato mentale. Uno stato in cui la curiosità, la capacità analitica e la tensione strategica vengono ad un dialogo, costruttivo o distruttivo che sia.
Non pensate che ci sia niente di assoluto in questo. Non pensate che vi basti impararla una tantum. Come ogni disciplina olistica, anche la SEO è continuamente attraversata da cambi di rotta e di algoritmo.
Le difficoltà sono di fronte a noi, le incomprensioni appena dietro l’angolo. Ma soprattutto sono le opportunità, incredibili, a disegnare continuamente orizzonti futuri da osservare e raggiungere.
Grande verità quando scrivete “la SEO non è nient’altro che uno stato mentale” non è per niente oggettiva e si può imparare solo testando, tuttavia come scrivevo anche nel post si skande sul futuro della SEO, più che l’intento di ricerca e la semantica ( che cmq sono importanti ) vi è anche tutta una componente tecnica sul codice che è fondamentale per poter migliorare il proprio posizionamento, specialmente quando lavoriamo con grossi siti web.